Il Cavallo delle Murge

 Testo di Giuseppe Maria Fraddosio

La popolazione cavallina indigena delle Murge.

Le Murge, arido altopiano collinoso calcareo cretaceo, occupano una vastissima area della Puglia, divisa tra le province di Bari, Taranto, Brindisi e Lecce. Prive di corsi d’acqua di superficie, esse sono caratterizzate da suggestivi fenomeni carsici (grotte, lame, gravine e doline) e dalla presenza di essenze arboree quali il fragno, il leccio e la roverella. Da tempo immemorabile, sono ritenute ideali per la selezione di bestiame domestico dalle spiccate doti di resistenza alle avversità naturali ed alle malattie.

    In tale regione geografica era allevata allo stato brado, fino al primo quarto del XX secolo, una popolazione cavallina di origine autoctona, insanguata anche da riproduttori di pregio introdotti per lo più dagli Acquaviva d’Aragona, conti di Conversano, in alcune loro grandi masserie situate in prevalenza nei tenimenti di Noci e Mottola.

     La razza di famiglia  dei conti di Conversano - che furono anche duchi di Noci e duchi di Nardò - fu varietà pugliese della prestigiosa razza cavallina napolitana, che tra il secolo XV ed il XVIII primeggiò in Europa per bellezza, versatilità e robustezza.

Fattrice delle Murge

(Da Michele De Mauro, Il Cavallo delle Murge nei riguardi della sua origine e della presente sua costituzione morfologica, in Risveglio agricolo, Taranto, 1928,a.I, n.11,p.419)

La nuova denominazione ed i primi nuclei di selezione.

   Il 30 Aprile 1925 si svolse a Taranto, nella sede della neoistituita sua provincia, una riunione di dirigenti ippotecnici e di allevatori pugliesi  per discutere  - si legge in una copia dattiloscritta del relativo verbale redatto, il successivo 6 Maggio, a cura del Consorzio per il Deposito cavalli stalloni di Foggia in Santa Maria Capua Vetere -  circa i provvedimenti per l’incremento ed il miglioramento della razza asinina di Martina Franca.

 

    Sul finire di quella riunione - presieduta da Gustavo Nannarone - Michele De Mauro, veterinario del Deposito stalloni di Foggia, dopo avere posto in risalto come gli allevatori delle Murge richiedessero riproduttori equini di mantello scuro, segnalò l’esistenza, nella medesima regione geografica, di un tipo cavallino mesomorfo a larghi diametri trasversali, di mantello morello zaino, di buona taglia ben insanguato, il quale presenta tale fissità di caratteri da meritare di essere contraddistinto col nome di cavallo delle Murge.
Ed aggiunse: Gli allevatori delle Murge hanno in gran pregio questo tipo cavallino e lo adibiscono in larga misura alla monta pubblica.

    Il De Mauro concluse il proprio intervento rivolgendo ai presenti calda preghiera perché facciano opera di propaganda a favore di un soggetto così pregiato nei riguardi della produzione cavallina locale, e diffondano la voce che il Direttore del deposito di Foggia, di accordo con l’amministrazione del Consorzio, è disposto ad introdurre nel deposito stesso il cavallo delle Murge acquistandolo a prezzi rimuneratori anche a due anni e mezzo di età.

    Tale preghiera si concretizzò, tra il 1926 ed il 1927, con la scelta di un primo gruppo di fattrici nate nelle Murge e di due riproduttori, uno dei quali (il morello Nerone) sarebbe diventato il principale capostipite della razza di cui si tratta.

    Prima che dal De Mauro, la presenza nel territorio murgiano di una popolazione cavallina autoctona con caratteri fenotipici omogenei era stata segnalata, nella seconda metà del XIX secolo, da Giuseppe Carelli, veterinario capo del III Corpo d’Esercito presso il Comando della Brigata di cavalleria. Questi, nel suo saggio intitolato Razze equine. Considerazioni ippologiche sulla possibile riproduzione del cavallo nostrano (Napoli, 1872), aveva fornito una dettagliata descrizione del cavallo napolitano, corredata dalla seguente nota:

    Bari, Lecce. In alcuni mandamenti di queste province si allevano ancora a domicilio di cavalli indigeni che si dice provenire dalla razza dei duchi di Conversano, i quali si distinguono dal pelame nero, robustezza di membra, carattere placido, resistenza al lavoro.

    Successivamente al Carelli, il dottor Eduardo Chiari, capitano veterinario, nel suo Trattato d’ippologia (Torino, 1901) aveva fatto osservare quanto segue:

     Nella provincia di Bari l’allevamento equino è pure molto diminuito, in confronto al passato; ma è relativamente buono. Le fattrici sono per lo più di mezzana statura, ma forti, vivaci, di buone forme; sono indigene o derivate dall’incrocio della razza indigena con stalloni erariali a preferenza.

    Poco più avanti, aveva aggiunto:

    Nella provincia di Lecce - allora comprendente anche i territori delle odierne province di Taranto e di Brindisi, n.d.r. - l’industria cavallina è meno numerosa che nelle altre due. Le cavalle locali indigene hanno: statura mezzana (m.1,48-1,52); testa leggermente montonile; collo piuttosto breve, ma muscoloso; groppa piovente ed arti lunghi, con articolazioni bene sviluppate. Per queste cavalle lo stallone più adatto sarebbe l’orientale africano: è invece usato a preferenza il mezzo sangue inglese e l’hackney. La zona più produttiva è il circondario di Lecce; quello di Taranto è più meschino, prevalendovi la industria mulina, alla quale vengono destinate le migliori fattrici.


La selezione entro razza (1925-1930).

 Nel 1928, il già citato Michele De Mauro - in un suo articolo intitolato Il cavallo delle Murge nei riguardi della sua origine e della presente sua costituzione morfologica, pubblicato sulla rivista tarantina Risveglio agricolo - ebbe a descrivere nel modo seguente i due tipi cavallini prevalenti nelle Murge:

     Il primo tipo ricorda il cavallo arabo: esso raramente raggiunge l’altezza di m.1,48; ha la testa larga, l’occhio grande; il profilo nasale però è spesso montonile come quello dell’africano, con narici strette; il collo è piramidale, largo, elegante, col margine superiore arcato; la spalla è lunga ed obliqua; il garrese elevato; la linea dorsale, come quella dell’arabo è leggermente insellata; le reni corte e potenti, ben attaccate; la groppa rotonda, ampia, ricca di potenti masse muscolari; i diametri trasversali sono larghi, la circonferenza toracica misura in media m. 1,85, sicché il petto è largo, il torace alto e profondo; gli arti sono corti, e relativamente allo sviluppo del tronco apparentemente esili, sono rivestiti di corde tendinee solidissime e di muscoli resistenti ai più duri lavori; il piede risente della natura del suolo in cui si muove, è piccolo ma rivestito di unghie robustissime.

 

    Il colore del mantello prevalentemente è morello; in minore misura è baio; raramente è grigio ferro-cavezza di moro.

    I primi due portano quasi sempre la focatura intorno al muso e alle orbite; qualche volta la presenta anche il terzo (…).

    Il secondo tipo ricorda il cavallo africano. è più alto; più stretto e più del precedente ha la testa grossa carica di guance a profilo curvilineo; l’occhio è piccolo; il collo è orizzontale, spesso corto; ha i diametri trasversali più brevi; la linea dorso-lombare diritta; le reni alquanto lunghe, la groppa lunga con anche cornute e spesso obliqua; gli arti elevati, con articolazioni larghe e solide; avambraccio bene rivestito; stinco lungo; piedi più larghi con unghie solide; mantello come il precedente.

    Più avanti, concluse sostenendo:

    Che per migliorare la razza delle Murge occorre ricorrere a stalloni scelti nella razza stessa, dando la preferenza a quelli che più si avvicinano al tipo arabo. (Testo integrale dell'articolo)

    Tale indirizzo fu puntualmente attuato dai dirigenti del Deposito stalloni di Foggia fino al 1930. Furono infatti acquistati, in quel periodo, cinque cavalli indigeni delle Murge (il morello Nerone più un altro, avente forse il nome di Ciccillo, nel 1927, nonché il baio castagno Rondello II ed i morelli Martino e Moro, nel 1929) e furono iscritte in razza come fattrici selezionate alcune cavalle mesomorfe morelle e baie scure, di taglia compresa fra metri 1,45 e metri 1,55, destinate in parte alla produzione cavallina (attraverso la stazione ippica di Martina Franca) ed in parte a quella mulina (attraverso le stazioni di monta di Noci, Altamura, Gravina e Ceglie Messapica, oltre quella di Martina Franca).

Il capostipite Nerone e la sua prima generazione discendente maschile di proprietà erariale.

Tra gli stalloni impiegati nella prima fase di selezione (entro razza), Nerone fu senz’altro il più qualitativo.   
   Nato nelle Murge nel 1924, esso fu acquistato il 18 Marzo 1927 - al prezzo, tutt’altro che irrilevante in quel tempo, di 8.500 lire - da un’autorevole commissione tecnica composta dal professor Nello Fotticchia, dal commendator Gustavo Nannarone, dal tenente colonnello Mario Martorelli, dal capitano Aristide Valletta e dal dottor Michele De Mauro. Aveva proporzioni (metri 1,51 di altezza al garrese, metri 1,84 di circonferenza toracica, metri 0,72 di lunghezza della spalla e metri 0,20 di perimetro dello stinco) esemplari della tipologia equina segnalata dal De Mauro nella riunione di Taranto del 1925, e dallo stesso accuratamente descritta in seguito, nel suo articolo del 1928.

Nerone (1924-1946)

(Dalla pubblicazione: Rassegna Ippica del Decennale - Roma, 1934)

Fu utilizzato, come stallone erariale, dal 1927 al 1946. Nel primo anno della sua lunga carriera di riproduttore fu assegnato alla stazione ippica di Martina Franca; passò a quella di San Paolo di Civitate (Foggia) nel 1928 - mentre a Martina Franca funzionava l’anglo-normanno baio bruciato Damoiseaux - e di nuovo a quella di Martina Franca nel 1929 e nel 1930. Nelle note ufficiali che seguivano il suo nome, esso era così descritto nel 1930: (morello) da Schiavone (da Lentino oriundo della Razza Conversano e Pàndara del Sig. Lenti) e Montagnola 2a del Sig. Martucci (da Carrone e Montagnola 1a) … razza delle Murgie, attitudini sella e tiro, tassa di monta 100 (lire, n.d.r.), con la seguente precisazione: Nerone copre cavalle selezionate per la produzione del cavallo.

    Si trattava, dunque, di un soggetto di elevato pregio genealogico e zootecnico, specie se si consideri che i tassi di monta dell’altro stallone indigeno (Moro), dei riproduttori mezzosangue anglo-normanni e di quelli mezzosangue orientali ed anglo-orientali (Trakehner e Razza governativa di Persano) destinati all’area di origine della razza delle Murge non superavano, in quel periodo, le 40 lire.

I dati relativi allo  stallone Nerone nell'Elenco Generale delle Stazioni Ippiche della Circoscrizione di Foggia (1930)

 Ad ulteriore conferma dell’alta considerazione in cui tale capostipite era tenuto valga il seguente brano tratto da un saggio dell’autorevole agronomo Luigi Croce, intitolato Il Problema zootecnico del Mezzogiorno agrario continentale (Melfi, 1930):

    Il Deposito cavalli stalloni di Foggia ha infatti, sin dal 1927, destinato alla monta per le cavalle selezionate di Martina Franca lo stallone Nerone, la cui origine risale alla razza del Conte di Conversano. E ciò molto opportunamente, in quanto il cavallo delle Murge ha veramente pregi notevolissimi; e se il centro dell’allevamento è ristretto, i caratteri di tale razza si riscontrano in tutta la popolazione equina delle Murge stesse, particolarmente adatta ed adibita al tiro di carretti, che sposta con carichi di 6 a 7 q.li per capo attaccato, su lunghi percorsi, ad andatura sostenuta.

    Nella documentazione sino ad oggi reperita, Nerone risulta essere stato impiegato nelle seguenti stazioni di monta:

- a Martina Franca nel 1927;

- a San Paolo di Civitate (FG) nel 1928 (nel contempo, a Martina Franca funzionava Damoiseaux, anglonormanno morello mal tinto, da Uchin figlio di Guichen e da Orèe figlia di Heurt);

- a Martina Franca nel 1929;

- a Martina Franca nel 1930;

- a Bojano, in Molise, nel 1931 (contemporaneamente, a Martina Franca funzionava Palazzo, morello con stella, da Scarpone figlio di Derby e da Rosina figlia di Lampo, impiegato nella stessa stazione di monta anche nell’anno successivo);

- a Bojano nel 1932;

- a Noci nel 1933 (mentre a Martina Franca cominciava a funzionare il morello Granduca da Martina, da ascendenti ignoti);

- a Torre Abbondanza (Noci) nel 1934;

- a Laterza nel 1935;

- a Ceglie Messapica nel 1936;

- a Ceglie Messapica nel 1937;

- a Spinete (in Molise) nel 1938;

- a Trivento (in Molise) nel 1939;

- a Teramo (in Abruzzo ) nel 1940;

- a Minervino Murge nel 1941;

- a Faeto (Foggia) nel 1942;

- a Faeto (Foggia) nel 1943;

- a Faeto (Foggia) nel 1944;

- a Faeto (Foggia) nel 1945;

- a Noci nel 1946.

 

    Di notevole rilievo storico, oltre che zootecnico, è il fatto che nella stazione di monta di Chiancarello, in agro di Mottola - vale a dire in piena zona di allevamento selettivo del cavallo delle Murge - fosse impiegato, negli anni 1931 e 1932, il riproduttore lipizzano grigio scuro Conversano Roma (da Conversano Austria, figlio di Conversano Traga, e da Roma, figlia di Neapolitano Ancona), di proprietà del Deposito cavalli stalloni di Foggia.

 
    Da Nerone discesero, in prima generazione, i seguenti stalloni erariali morelli:

   

- Angelo (da Nerone e Montagnola, da Barone II e Cocò), nato nel 1928, utilizzato a Fasano nel 1931, a Noci nel 1932, a Chiancarello (Mottola) nel 1933, ad Alberobello dal 1934 al 1936, a Crispiano dal 1937 al 1939, a Ginosa nel 1940 e nel 1941, ad  Accadia dal 1942 al 1945, a Troia dal 1946 al 1948, ad Ascoli Satriano nel 1949, ad Orta Nova, a Tenuta Capacciotti ed a Larino nel 1950;

 

- Discolo (da Nerone e Peppinella del signor Martino Schiavone), nato nel 1931, utilizzato a Ceglie Messapica nel 1935;

 

- Conte di Conversano, già Davide I (da Nerone e Peppina del signor Giovanni Simeone), nato da parto gemellare nel 1931, impiegato ad Ostuni nel 1935, a Noci nel 1936, a Martina Franca dal 1937 al 1941, a Ceglie Messapica nel 1942, a Noci dal 1943 al 1945, ad Alberobello nel 1946, a Martina Franca dal 1947 al 1949, ad Altamura nel 1950, a Martina Franca ed a Fasano nel 1951, a Martina Franca nel 1952.


Conte di Conversano (1931-1952)

(Dalla pubblicazione: Rassegna Ippica del Decennale - Roma 1934)

Altri riproduttori utilizzati nella selezione del cavallo delle Murge.

    Nei primi dieci anni di selezione della razza delle Murge, funzionarono come stalloni erariali i seguenti soggetti:-        

Rondello II (baio castagno, da Passavante e Peppinella), impiegato a Campobasso (in Molise) nel 1929 e nel 1930, a Pietrabbondante (in Molise) nel 1931, a Lanciano (in Abruzzo) nel 1932, a San Paolo di Civitate (FG) dal 1933 al 1935, a Laterza dal 1936 al 1938, ad Orta Nova (FG) nel 1939;

- Martino (morello di genealogia sconosciuta), nato nel 1926, impiegato ad Alberobello nel 1930, a San Paolo di Civitate nel 1931 e nel 1932, a Ceglie Messapica nel 1933;

- Moro (morello di genealogia sconosciuta), utilizzato a Chiancarello (Mottola) nel 1930, ad Alberobello nel 1931, a Montenero Val Cocchiàra (in Molise) nel 1932 e nel 1933;

- Palazzo  (morello con stella orlata, da Scarpone, figlio di Derby da Lampo, e Rosina, figlia di Lampo da Conversano II), nato nel 1923, impiegato a Martina Franca nel 1931 e nel 1932, a Sant’Agata di Puglia (FG) dal 1933 al 1935, a Ginosa dal 1937 al 1939, a Troia dal 1940 al 1944, all' Ovile Nazionale (Segezia) ed a Camerella nel 1945, a Sant'Agata di Puglia nel 1946;

- Lampo  (di genealogia sconosciuta), nato nel 1927, impiegato a Volturino (FG) nel 1931;

- Morettino (di genealogia sconosciuta), nato nel 1927, utilizzato a Noci nel 1931;

   
  Gli stalloni Lampo e Morettino furono insieme riformati, nell'Agosto 1931, per "deficiente sviluppo".

Palazzo (1923-1946)

(Dalla pubblicazione: Rassegna Ippica del Decennale - Roma 1934)

Di particolare pregio risulta essere stato lo stallone Palazzo, nato nel 1923. Tale importante soggetto fu acquistato, nel Novembre 1930, dal Consorzio per il Deposito cavalli stalloni di Foggia in Santa Maria Capua Vetere - allora temporaneamente ubicato nel "Real Sito" borbonico di Carditello - al prezzo di 7.800 lire, dopo essere stato scelto da una commissione tecnica composta dal commendator Gustavo Nannarone, dal maggiore Guglielmo Clementi e dal capitano Aristide Valletta; le sue misure zoometriche erano: altezza al garrese m. 1,59, circonferenza toracica m. 1,85, lunghezza della spalla m. 0,70, circonferenza dello stinco m. 0,21; suo padre Scarpone, era figlio di Derby, cavallo "delle Murge", nato a Masseria Chiancarello (Mottola) da Lampo (da Conversano II dell' "allevamento Cassano" e "cavalla delle Murge Tenuta Chiancarello") e di una "cavalla delle Murge della Tenuta Chiancarello"; sua madre, Rosina era figlia di Lampo (da Conversano II e "cavalla delle Murge") e di una "cavalla delle Murge All. Chiancarello".

    In quel periodo, andarono manifestandosi in Italia nuove tendenze nella selezione cavallina, dopo l’emanazione, da parte del governo fascista, della legge organica 29 Giugno 1930, n. 1366, mirante ad imprimere uniformità di caratteri e di tipo alla produzione delle diverse zone ippiche, sulla base di indirizzi razionali e costanti, preventivamente tracciati (come poi, nel Giugno del 1934, sarebbe stato scritto dal ministro dell’agricoltura e delle foreste Giacomo Acerbo nella presentazione del repertorio fotografico relativo alla Rassegna ippica del Decennale svoltasi a Roma nell’ Ottobre del 1932).

    Per effetto di tale provvedimento, nella circoscrizione ippica di Foggia (comprendente non solo la Puglia bensì anche il Molise e l’Abruzzo) furono riconosciute come produzioni cavalline tipiche quella delle Murge, o Murgese - indigena, già in selezione entro razza dal 1926 al 1930 - e, nella Piana di Foggia, la Pugliese migliorata o, più semplicemente, Pugliese, cui furono iscritti, a partire dal 1934, anche numerosi soggetti i quali in precedenza erano stati denominati derivati inglesi e derivati anglo-orientali.

    In base a tale nuovo criterio identificativo, furono adottate altre denominazioni geografiche, come quella di Maremmano migliorato - poi Maremmano - nella circoscrizione ippica di Pisa, quella di Salernitano migliorato, poi Salernitano, nella circoscrizione di Santa Maria Capua Vetere, e quella di Siciliano migliorato nella circoscrizione di Catania.

    Fra il 1933 ed il 1934 - poco tempo dopo il riconoscimento della personalità giuridica dei depositi cavalli stalloni, sotto la vigilanza del Ministero dell’agricoltura e delle foreste, e la piena entrata in funzione della grandiosa e prestigiosa sede pugliese - il Deposito cavalli stalloni di Foggia acquisì i seguenti  riproduttori:

 

- Granduca da Martina  (morello, da ascendenti sconosciuti), nato nel 1919, acquistato dal Deposito cavalli stalloni di Foggia nel 1933 ed impiegato a Martina Franca dal 1933 al 1944;

Barone delle Murge (morello, da ascendenti sconosciuti), impiegato a Martina Franca dal 1934 al 1936, ad Alberobello dal 1937 al 1941, a Torre Abbondanza nel 1942, a San Marco in Lamis nel 1943 e nel 1944, a San Giovanni Rotondo nel 1945;

- Araldo delle Murge  (morello, da ascendenti sconosciuti), nato nel 1928, acquistato dal Deposito cavalli stalloni di Foggia nel 1934 ed utilizzato a Torre Abbondanza (Noci) dal 1935 al 1941, a Martina Franca dal 1942 al 1944, a Laterza nel 1945 e nel 1946, a Corato nel 1947.

 

    Di tali tre soggetti, due (Granduca da Martina ed Araldo delle Murge) sono oggi considerati importanti capostipiti, pur risultando di ascendenze sconosciute. Il primo, nato nel 1919, fu acquistato nel 1933 al prezzo di 2.750 lire; misurava al garrese metri 1,56, al torace metri 1,87, allo stinco metri 0,21; fu impiegato ininterrottamente a Martina Franca dal 1933 al 1944. Il secondo, nato nel 1928, fu acquistato nel 1934; misurava al garrese metri 1,57, al torace metri 1,80, allo stinco metri 0,21; fu utilizzato dal 1935 al 1947.

    Negli anni seguenti, fino al 1945, l’indirizzo impresso dal Deposito cavalli stalloni di Foggia alla selezione della razza delle Murge fu volto ad un progressivo avvicinamento di questa - tanto nella morfologia quanto nelle attitudini - alla Pugliese del Tavoliere, affinché entrambe potessero concorrere, con quelle della Maremma e della Piana di Salerno, al soddisfacimento della domanda nazionale di cavalli da sella e da tiro per la rimonta del reggimento a cavallo dell’Arma dei carabinieri, dei vari reggimenti (dragoni, lancieri e cavalleggeri) dell’Arma di cavalleria, delle batterie ippotrainate dell’Arma di artiglieria, nonché per l’approvvigionamento di muli portacarichi da parte delle brigate alpine.

    Giova qui ricordare, in modo esemplificativo, come nella stagione di monta 1939 il Deposito stalloni di Foggia disponesse di 102 stalloni cavallini, così ripartiti per razza: 28 Maremmani, 22 Murgesi, 18 Anglo-normanni e loro derivati, 10 Salernitani, 6 derivati Orientali, 6 derivati Inglesi, 6 Pugliesi, 3 puro sangue Inglesi, 2 Hackney e loro derivati, 1 Lipizzano. Dei 22 Murgesi, ben 8 - compreso il capostipite - appartenevano alla linea di Granduca da Martina, il che la dice lunga sulla netta preferenza accordata a tale riproduttore dai dirigenti del Deposito stesso, allo scopo di far evolvere la razza in funzione di un programmato ampliamento delle possibilità d’impiego di essa.

    Dal 1946 - cessata in Italia la tragedia della seconda guerra mondiale, che aveva reso necessario anche il trasferimento della sede del Deposito stalloni da Foggia a Lucera, quindi a Larino in Molise, poi ancora a Lucera ed infine di nuovo a Foggia - la selezione del murgese attraversò un’ulteriore fase evolutiva.

    Alla dispersione di un grande numero di soggetti iscritti in razza ed alla notevole difficoltà di un rapido ed adeguato rinnovo del parco stalloniero di Foggia durante e subito dopo gli eventi bellici, si aggiunsero la fortissima contrazione della richiesta di cavalli di servizio da parte dell’Esercito e l’impressionante avanzata della motorizzazione di massa e della meccanizzazione in agricoltura.

    La selezione della razza proseguì con l’apporto determinante degli stalloni Conte di Conversano 1931, figlio di Nerone, Nodo d’Oro 1937, figlio di Granduca da Martina, e Marezzo 1936, figlio di Araldo delle Murge.

    Dal filo genealogico Nerone-Conte di Conversano – che resta tuttora l’unico veramente tipico e pregevole, per la sua documentata provenienza dal vecchio ceppo cavallino autoctono della Murgia Sud-orientale – si svilupparono, tra il 1939 ed il 1950, le seguenti diramazioni stalloniere erariali:

 

Primo, (morello, da Conte di Conversano e Fidanzata), nato nel 1939;

- Ramarro, (morello, da Conte di Conversano e Peppinella), nato nel 1941;

- Regolo,  (morello, da Conte di Conversano e Rosina), nato nel 1941;

- Uggiano, (morello, da Conte di Conversano e Nolana), nato nel 1944;

- Uggione, (morello, da Conte di Conversano e Notturna), nato nel 1944;

- Baldo, (morello, da Conte di Conversano e Termosa), nato nel 1948;

Belfiore, (morello, da Conte di Conversano e Zerbina), nato nel 1948;

- Bracco, (morello, da Conte di Conversano e Notturna), nato nel 1948;

- Caligola, (morello, da Conte di Conversano e Quarnesina), nato nel 1949;

- Cesare, (morello, da Conte di Conversano e Termosa), nato nel 1949;

- Dardesco, (morello, da Conte di Conversano e Notturna), nato nel 1950;

- Dardo delle Murge, (morello, da Conte di Conversano e Moscardina), nato nel 1950.

 

    Nei successivi anni Cinquanta, il Deposito stalloni - che nel 1957 assunse la denominazione di Istituto incremento ippico - di Foggia utilizzò per brevissimi periodi di tempo, nella selezione della razza delle Murge, Damerino (già D'Artagnan), maremmano laziale baio scurissimo dell’allevamento Zannelli, Neapolitano Steaka, lipizzano grigio nato nel Centro rifornimento quadrupedi di Lipizza, e Tarquinio il Superbo, pugliese del Tavoliere morello specchiato.

    Quest'ultimo riproduttore (nato nel 1943 nell'allevamento di Francesco Mastromatteo, a Vico del Gargano) era figlio del salernitano Bradano (baio castagno, nato nel 1937 nell'allevamento di Domenico Cardacino, a Genzano di Lucania), a sua volta figlio del meticcio hackney Olezzo, da Lello (baio, nato nel 1920 nell'allevamento di Gerardo Alfani, a Ponte Barizzo in provincia di Salerno) da Erminio (baio, nato nel 1914), da Cannon, da Golden Banner, da Silver Standard. Tarquinio il Superbo generò i seguenti stalloni murgesi erariali: Orano 361/1958, Orazio 486/1958 e Talete 60/1963 (padre dello stallone Falconero 17/1972).

I giovani stalloni (30 mesi) primi premiati al V mercato concorso di Martina Franca.

(All'estrema destra, con il numero di testiera 18, Orazio 486/1958, figlio di Tarquinio il Superbo 1943)

(Da Francesco Mazzilli, Il Cavallo delle Murge, in AGRICOLTURA, Roma, Gennaio 1962)

Nel 1958, qualche anno dopo la soppressione dei ruoli del personale militare impiegato nei Depositi cavalli stalloni ed il cambio di denominazione di essi in Istituti incremento ippico, nelle scuderie statali di Foggia erano allocati 99 stalloni, così suddivisi: 46 Murgesi, 39 Pugliesi, 8 agricoli Italiani da tiro pesante rapido, 3 Maremmani, 1 Salernitano, 1 puro sangue Orientale ed 1 Lipizzano.
    Una presenza tanto rilevante di riproduttori di razza pesante in un parco stalloniero fino al 1955 privo di esemplari di quel tipo si spiega con la rapida espansione, anche nell’Italia del Sud, della richiesta di soggetti di sangue freddo per la produzione di carne e per il tiro agricolo, i quali - in mancanza di una domanda alternativa da parte del mercato - sembravano essere i più convenienti, sotto il profilo commerciale, per i produttori meridionali.
    Il colonnello Agostino D’Alessandro, direttore dell’Istituto incremento ippico di Foggia in quei difficili anni, da vero uomo di cavalli qual era così stigmatizzò - in un suo articolo intitolato Il cavallo del Tavoliere ed il Murgese, apparso nel 1963 in La ippicoltura in Italia, a cura della rivista Agricoltura - il nuovo corso che andava evidenziandosi in materia di selezione ippotecnica:
     E’ importante segnalare che la Direzione del Deposito, dopo avere resistito per oltre 10 anni al richiamo della produzione veronese - la sede dell’associazione degli allevatori del cavallo agricolo italiano da t. p. r. era ed è tuttora a Verona, n.d.r. - ha dovuto, suo malgrado, ricorrere a detta produzione per assicurare il funzionamento delle stazioni di monta ordinarie e pertanto, fino dall’anno 1959 si è iniziato l’acquisto di qualche riproduttore derivato bretone nella zona di Verona che ha avuto molto successo di cassetta presso le “stazioni ordinarie” data l’attuale tendenza di alcuni produttori, non allevatori, verso il cavallo brachimorfo.
    Più avanti, il D’Alessandro così constatava amaramente:
     Ora purtroppo si è data via libera alla importazione di cavalle noriche e croate che mercanti austriaci presentano alla Fiera di Foggia a prezzo di concorrenza. E’ facile immaginare a quali risultati si arriverà!
    L’esito più nefasto di tale invasione di cavalli di razze pesanti fu dovuto al sistematico incrocio di sostituzione della popolazione denominata Pugliese con la razza agricola italiana da tiro pesante rapido, che portò, nel volgere di tre lustri, dapprima ad una drastica riduzione del numero degli stalloni del Tavoliere (che, nel 1974, su 77 riproduttori presenti a Foggia, furono 4 contro 29 agricoli italiani t.p.r.), quindi alla loro totale scomparsa dalle scuderie dell’Istituto.
    Nei trent’anni successivi al definitivo passaggio alla Regione Puglia delle competenze in materia zootecnica, la razza Murgese, pur attraversando fasi alterne dipendenti per lo più da particolari contingenze economiche, ha tuttavia goduto di sempre maggiore notorietà, prima in Italia e poi nel resto d’Europa, grazie alla dedizione ed alla professionalità indiscutibili dei dirigenti e del personale dell’Istituto incremento ippico di Foggia (attualmente denominato Ufficio incremento ippico di Taranto e Foggia, in seno all’Assessorato regionale alle risorse agroalimentari), alla passione ed alla competenza ippotecnica della maggior parte degli allevatori, nonché all’entusiasmo ed alla serietà di pochi studiosi e ricercatori che hanno voluto impegnarsi, gratuitamente, nello svolgimento di sempre più approfondite indagini di carattere storico e genealogico sul passato della razza stessa.
    Oggi, sono ben rappresentate - sia nelle scuderie regionali foggiane, sia in varie aziende zootecniche sparse per la Puglia e per il resto del nostro paese - le tre linee genealogiche maschili (Nerone, Granduca da Martina ed Araldo delle Murge), la prima delle quali è oggetto di attente cure, nella prospettiva di una più efficace azione di recupero del patrimonio genetico tipico dell’area murgiana, storicamente assai rilevante perché legato alla selezione, nei secoli dal XV al XVIII, del famoso cavallo Corsiero Napolitano nella sua varietà Conversano (CN/C).
    L’opportuno rafforzamento del filo genealogico Lentino-Nerone-Conte di Conversano viene perseguito dalla Regione Puglia, dal Corpo forestale dello Stato e da privati allevatori, attraverso l’impiego di un numero crescente di stalloni ad esso appartenenti.


 (Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio 2012)