L'Asino di Martina Franca | |
Testo a cura di Fabio Silvestre |
Nella Murgia dei trulli, altopiano collinoso calcareo situato a circa 500 metri sul livello del mare tra le province di Bari, Taranto e Brindisi, è praticato da secoli l'allevamento di una razza asinina di grande pregio e di buona taglia, particolarmente adatta alla produzione mulattiera: la Razza asinina di Martina Franca. |
Quella di Martina Franca è una razza asinina di tipo mesomorfo che, nel complesso, mostra uno sviluppo armonico delle sue forme; è caratterizzata da alta statura, da eccezionale robustezza e buona nevrilità; ha mantello baio scuro - detto nelle Murge morello - con muso, regione sternale, addome ed interno cosce di colore grigio scuro; intorno alle cavità orbitali e alla parte superiore del muso si nota una striscia di colore rossiccio, della lunghezza di alcuni centimetri, detta focatura. |
(Da Luca Pastore, L'industria stalloniera dell'asino di Martina Franca e del cavallo delle Murge,
in Riflessioni- umanesimo della Pietra, Martina Franca, Luglio 1984, n. 7, p. 83)
Nei territori di Martina Franca e dintorni esistevano fin da epoca remota buoni stalloni asinini di forme sviluppate e di mantello piuttosto scuro, che, probabilmente, furono poi migliorati dall’incrocio con asini spagnoli importati nel corso degli ultimi secoli. Le favorevoli condizioni del suolo e del clima, da un a parte, le pazienti e meticolose cure di allevamento tradizionalmente praticate dagli allevatori delle Murge, dall’altra, hanno concorso, successivamente, alla formazione e perfezionamento dell’attuale Razza asinina di Marina Franca. |
Di grande importanza sono le notizie sull'asino Leccese fornite dal maestro di mariscalcaria napoletano G. B. Trutta nel suo trattato Novello Giardino (Napoli, 1770), nel quale, rivolgendo al lettore alcuni consigli sulla produzione dell'ibrido tra asino e mulo, scrive: ... e chi desidera avere buoni muli è di bisogno avere migliori somarri per stalloni, che fiano d'età d'anni quattro fino agl'anni quindeci, mantenendosi con buona salute: e che siano detti somarri stalloni grandi, e ben formati, e composti di membra, di pelo morello, o bajo oscuro, sani, e senza nessuno difetto; le giomente siano della medesima perfezione, e fattezza, conforme si è detto nel Capitolo Terzo, che averai muli buoni ad uso di Spagna, Fiorenza, Lecce, e Sicilia. |
Continuando nella sua trattazione, riferendosi questa volta agli asini, alla loro produzione e all'influenza del clima sul loro sviluppo corporeo, aggiunge: L'asino e bestia necessariissima a tutti, e nasce dall'asino; e per avere buoni asini bisogna avere un buon asino per padre, e dovrà essere almeno di tre anni, e sarà buono fino alli quindeci, conforme ho detto del mulo (...). L'asini vengono secondo li suoi genitori, però secondo li luoghi. In Archadia, Lecce, Fiorenza sogliono venire grandi, ma nella Schiavonia, e Sardegna vengono più piccoli, ed in Tracia ancora, e questo deriva dal clima, .... | ||
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Solo nel 1902 gli asini della Murgia Sud-orientale furono formalmente definiti come Asino del Leccese o specialmente di Martina Franca (varietà dell'asino Pugliese) da Francesco Tucci, direttore del Regio Istituto Zootecnico di Palermo, il quale fece introdurre in Sicilia alcuni stalloni pugliesi al fine di migliorare le razze autoctone Ragusana e di Pantelleria. |
(Da prof. Giacinto Fogliata, Tipi e razze equine, Pisa, 1910, p. 565)
Nel primo ventennio del Millenovecento, la grande fama raggiunta dalla razza di Martina Franca e la conseguente affluenza di compratori nazionali ed esteri determinò un continuo esodo dei migliori soggetti dall'area geografica di allevamento, avviando così, dopo un periodo di grande splendore della razza, una fase di preoccupante decadenza. |
Già prima del conflitto mondiale il prof. Nello Fotticchia, ispettore generale al Ministero dell'Economia Nazionale, evidenziò la necessità di migliorare le varie razze asinine italiane impiegate per la produzione mulattiera ed in particolare quella di Martina Franca, ritenendola la più meritevole per le ottime qualità dei muli murgesi ottenuti dall'incrocio con le cavalle locali, contraddistinti da pregevoli caratteristiche somatiche, grande resistenza al lavoro ed andatura spigliata e sicura. |
(Foto archivio privato Famiglia Pastore)
Solo alla fine del 1925, terminato il conflitto mondiale, per iniziativa del Regio Deposito Cavalli Stalloni di Foggia, fu ripreso in esame ed auspicato come improcrastinabile un rapido intervento a favore della razza e, dopo molteplici convegni e riunioni di tecnici ed allevatori del settore svoltisi a Taranto ed a Martina Franca, fu proposto un regolamento per l'impianto del libro genealogico per la precisazione delle caratteristiche tipiche della razza, per la scheda dei punti e l'impianto di stazioni di monta asinina governative. |
Accogliendo la proposta, il Ministero dell'Economia Nazionale emanò, nel Febbraio del 1926, un decreto per incoraggiare più efficacemente l'incremento ed il miglioramento della produzione dei muli e dei cavalli, in cui si sanciva l'istituzione del Libro Genealogico della Razza asinina di Martina Franca nei paesi di Martina Franca, Alberobello, Locorotondo, Noci, Ceglie Messapica, Cisternino e Ostuni, a cui dovevano essere iscritti i migliori riproduttori ed i loro discendenti, l'impianto e funzionamento di stazioni di monta asinina destinate a favorire e migliorare la produzione del mulo, l'organizzazione di rassegne annuali nei centri di allevamento della razza. |
L'impianto ed il funzionamento del Libro Genealogico di Razza venne affidato alla direzione del Deposito Cavalli Stalloni di Foggia, secondo le direttive e sotto la vigilanza del Ministero dell'Economia Nazionale, che ne doveva sostenere le spese relative; il compito di stabilire gli standard di razza e dei riproduttori tipo (stalloni e fattrici) venne affidato ad una Commissione ministeriale composta da esperti ed allevatori quali Nello Fotticchia, Luca Pastore, Aristide Valletta, Giuseppe Butticè e Antonio Rizzo. |
(Da prof. Aurelio Bianchedi, La razza asinina di Martina Franca, Taranto, 1930, p. 17)
Nell'Aprile del 1926, dopo aver compiuto la prima rassegna ed aver preso coscienza delle reali condizioni in cui versava l'allevamento asinino della zona di Martina Franca, la Commissione inviò al Ministero una dettagliata relazione, punto di partenza per il successivo lavoro di selezione: nasceva ufficialmente, con 183 capi selezionati, la Razza asinina di Martina Franca. |
In occasione delle rassegne, condotte metodicamente e perfezionate di anno in anno nella zona di allevamento della razza ed in particolare nei Comuni di Martina Franca, Alberobello, Locorotondo e Ceglie Messapica, la Commissione si occupò della scelta degli asini stalloni, delle asine fattrici, delle puledre e dei puledri interi da iscrivere nel libro genealogico e di assegnare premi di conservazione ai migliori soggetti stalloni e fattrici e premi di mantenimento ai migliori puledri e puledre della razza. |
<<< Franceschina, asina fattrice della razza di Martina Franca produttrice di ottimi puledriGaleone, uno dei migliori stalloni razzatori >>> |
Foto prof. Aurelio Bianchedi - Da dott. R. G. Montanaro, L'asino di Martina Franca, in Rivista di zootecnia, Firenze, 1930)
Il Libro Genealogico della Razza, chiuso ufficialmente il 31 Dicembre 1928, contava 280 capi, con 47 asini stalloni, 163 fattrici e 70 puledri e puledre; questi soggetti costituirono il nucleo fondamentale attraverso il quale proseguì, con continuità e rigorosi criteri zootecnici, la selezione della razza asinina di Martina Franca, giungendo alla definizione delle attuali tre linee maschili, quella degli stalloni asinini Marco da Martina (nato nel 1924 da Galeone), Bello (nato nel 1928 da Tommaso) e Colosseo (nato nel 1928 da Peppino).
Recentemente dallo studio sulla razza asinina di Martina Franca si è però avuta un'amara sorpresa, poiché la famiglia dell'asino stallone Marco da Martina, nato nel 1924 da Galeone e Rosa è risultata estinta negli anni Settanta, quando furono venduti gli ultimi stalloni figli di Levantino (da Dorico).
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(Foto archivio privato Famiglia Pastore)
(Foto archivio privato Famiglia Pastore)
Negli ultimi decenni del secolo scorso, la razza asinina di Martina Franca è stata inserita tra le razze a rischio di estinzione e come tale sottoposta a particolare tutela da parte della Regione Puglia. Allo scopo di evitare l'estinzione dell'inestimabile patrimonio genetico rappresentato dai residui esemplari asinini di Martina Franca, la Regione Puglia, coadiuvata dall'Associazione regionale allevatori dell'asino di Martina Franca e del cavallo delle Murge, ha creato nel 1985 - nella settecentesca Azienda regionale Russoli, nell'agro di Martina Franca e Crispiano - il “Centro per la conservazione del patrimonio genetico dell’asino di Martina Franca”, una vera e propria oasi ecologica per la conservazione di tale ricchezza di proprietà della Regione Puglia e amministrata dall’Ufficio Gestione Foreste Demaniali Regionali di Martina Franca. Tali soggetti sono sottoposti a vigilanza tecnico-selettiva dall' Istituto Incremento Ippico di Foggia. |
Negli anni Novanta, un'equipe di ricercatori ha dato il via alla sperimentazione di un progetto che ha visto l’applicazione delle biotecnologie della riproduzione (crioconservazione dei gameti) agli asini di Martina Franca. Nel Dicembre del 1999 i primi risultati di tale sperimentazione hanno portato alla nascita di due puledri asinini, Pericle e Perla, concepiti grazie all'inseminazione strumentale delle fattrici Giada ed Ermengarda, utilizzando materiale seminale congelato ottenuto da Talete, stallone di 17 anni. |
La nascita di Pericle e Perla è stata possibile grazie alla collaborazione della sezione di Fisiologia della facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo, del settore di Clinica Ostetrica e Ginecologica della facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari, dell'Istituto Zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise, dell'Associazione Regionale Allevatori dell'asino di Martina Franca e del cavallo delle Murge e dell'Istituto Incremento Ippico di Foggia che ha messo a disposizione fattrici e stallone. |
Si ringrazia la Famiglia Pastore per la gentile concessione delle foto d'archivio e il dottor Luca Pastore per il prezioso aiuto nella ricerca della documentazione storica sulla razza. |
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